mercoledì 31 gennaio 2018

AVERE BRAVI MAESTRI

Si è un po’ sopita la polemica suscitata da un provvedimento che potrebbe impedire a chi ha soltanto il titolo di maturità magistrale di insegnare nelle scuole elementari. Mi par di capire che gli interventi che si sono succeduti, sulla stampa e sugli altri media, hanno visto prevalere l’opinione di chi ritiene che, per insegnare ai bambini, sia necessaria una laurea. Le motivazioni sono diverse, ma emerge soprattutto l’idea che oggi l’insegnamento sia un impegno molto più complesso del passato, che siano necessari princìpi pedagogici scientifici, che solo una preparazione universitaria può dare.
Devo dire che per certi versi sono d’accordo: più si studia, meglio è. E questo non vale soltanto per i maestri. Sono convinto che anche per chi si sente portato a mestieri che non prevedono un impegno intellettuale, un corso di studi universitario può esser utile. Maturare una cultura approfondita fa bene a tutti, e fa far meglio ogni mestiere, da quello dell’idraulico a quello dell’insegnante. La preparazione, poi, per chi deve occuparsi della formazione dei cittadini di domani, non può essere né affrettata né superficiale. E’ vero.
I dubbi, invece, mi vengono dal fatto che quelli ai quali dovrebbe essere interdetto l’accesso ai ruoli  siano maestri che già insegnano, spesso anche da molto tempo. Credo che, per l’insegnamento elementare, la pratica sia fondamentale, e una vocazione sia determinante. In mancanza dell’una e dell’altra, secondo me, un titolo universitario non basta, a fare un buon insegnante.
Ma il motivo per cui sono portato a pensare che il provvedimento sia inopportuno è che la storia ci ha insegnato che si può essere dei grandi educatori senza aver avuto titoli di studio elevati. Non penso soltanto al maestro Perboni, o alla maestrina dalla penna rossa del libro Cuore; penso ad alcuni grandi, che magari poi hanno conquistato titoli importanti, ma che dall’istituto magistrale venivano, e hanno lasciato tracce significative nelle scuole dove hanno insegnato come nella cultura nazionale e internazionale. Forse il nostro legislatore non lo sa, ma due grandi poeti come Zanzotto e Bandini venivano dell’istituto magistrale, e hanno insegnato alle elementari. E uno dei più grandi scrittori del Novecento, Leonardo Sciascia, era un maestro elementare. Chi non vorrebbe aver avuto un tale maestro, nella scuola, indipendentemente dal titolo di studio?
Sarebbe opportuno riflettere su quanto, nella formazione della scuola primaria, dipende dalla formazione avuta e quanto dalle capacità dei singoli. L’intelligenza, la sensibilità, l’intuizione necessari a lavorare con i bambini, non sono qualità equamente distribuite tra gli esser umani. C’è chi ne ha molte, chi niente. Gli studi fatti c’entrano poco. Ai bambini non bisogna insegnare materie astruse, nozioni molto complesse, tecniche raffinate. Bisogna insegnare ad apprendere e ad avere a che fare con i libri, dove c’è tutto quello che serve. Un bravo maestro è uno che sa far incontrare i bambini con la cultura. Chi, indipendentemente dagli studi fatti, non lo sa fare, un bravo maestro non lo sarà mai.


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