lunedì 24 maggio 2021

E SE VIVESSIMO IN UN VIDEOGIOCO? 

C'è una categoria di barzellette che comincia con “C'è un aereo con a bordo...” e qui una serie di personaggi sui quali poi si costruirà la battuta finale. Curioso che in questi giorni siano usciti due libri – molto diversi – che cominciano proprio così: c'è un aereo, con a bordo tante persone, che incontra una forte turbolenza e fa un atterraggio di fortuna. E succede qualcosa di impensabile. Nel Silenzio, di Don De Lillo, Einaudi, tutti gli strumenti elettrici ed elettronici, ovunque,  smettono di funzionare. Dopo l'atterraggio di fortuna noi seguiamo una coppia che, in mezzo a una folla smarrita che guarda inutilmente il proprio telefonino muto, raggiunge a piedi la casa di amici dove doveva vedere una partita. Il resto del libro parla di come i protagonisti affrontano il black out, delle dinamiche di coppia, dello smarrimento di fronte alla perdita di strumenti che ci sono diventati – che lo si voglia o no – indispensabili. Il libretto, 100 pagine di piccolo formato, è tutto qui. Un po' furbo, perché esce al momento giusto visto che ci mette di fronte all'inaspettato, come lo siamo stati di fronte alla pandemia. Ma come spesso accade agli instant book è un racconto freddo, con personaggi appena abbozzati: una storia senz'anima. Se voleva farci riflettere su quanto siamo impreparati a rinunciare improvvisamente alla nostra routine, ci è riuscito meno della reclusione che, a tratti, ha segnato gli ultimi mesi.

L'aereo con cui comincia L'anomalia, di Le Tellier, La Nave di Teseo, esce malconcio dalla terribile turbolenza che squassa la fusoliera, fa un atterraggio di fortuna, in un giorno di marzo, in un aeroporto americano; ma i passeggeri scendono incolumi. Quello che non va è che, tre mesi dopo, in un giorno di giugno, da una turbolenza molto simile esce lo stesso aereo, con a bordo le stesse persone e lo stesso equipaggio; tutti convinti di essersi imbarcati tre mesi prima. Isolati in una base segreta, studiati da scienziati di ogni branca del sapere, risultano la copia esatta delle duecentocinquanta persone che volavano sul primo aereo e che adesso, ignare, si incontreranno con i loro doppioni. Stesse personalità, stessi ricordi, stesso DNA. I passeggeri di giugno hanno soltanto tre mesi di vita in meno di quelli di marzo che nel frattempo hanno vissuto, recitato, amato, partorito; qualcuno si è lasciato con la moglie e qualcuno è anche morto.

L'idea è forte e la materia aperta a mille suggestioni. Il racconto da un lato ci mette davanti ai grandi esperti ai quali Cia, FBI, e Pentagono chiedono una spiegazione dell'accaduto, e dall'altro alle vicende di chi si deve confrontare con l'esistenza di un doppio. Poiché si tratta di scrittori, attrici, delinquenti, gente comune, e ogni storia è una storia a sé. Possiamo solo anticipare che il più fortunato sembra essere lo scrittore di giugno, il cui alterego di marzo, nei mesi precedenti, ha scritto un libro che ha venduto un milione di copie e si è suicidato. Senza nemmeno aver dovuto fare la fatica di scriverlo, lo scrittore di giugno incassa ricchi diritti d'autore e una popolarità enorme. Gli altri se la caveranno meno bene, anche perché mentre ci sono casi di giovani sorelle che sono felici di avere una gemella, non tutti hanno voglia di vivere con una copia di sé che pretende di avere la stessa moglie, la stessa casa, lo stesso lavoro, e gli stessi soldi e di usare gli stessi vestiti.  

Difficile descrivere le risposte che gli esperti danno all'Anomalia. Naturalmente ci sono autorità religiose che pensano a esperienze trascendenti e a punizioni divine. C'è chi ci crede a va a uccidere i doppioni convinto che si tratti dell'incarnazione del male. Non mancano gli ufologi che immaginano l'intervento di intelligenze extraterrestri. Un'altra interpretazione è che si sia verificato un paradosso temporale, dovuto a un piegamento dello spazio, per cui il secondo aereo sarebbe passato inopinatamente da un continuum spaziotemporale a un altro. L'idea che prende piede, però, è che il fenomeno sveli il fatto che la nostra vita non è che un'illusione e che le nostre esperienze, come noi stessi, non sono che uno scenario ologrammatico prodotto da qualcuno che ci usa come degli avatar in un videogioco.

Il libro ha qualche lungaggine, soprattutto nella parte centrale, la molteplicità dei protagonisti rende la trama un po' confusa e la conclusione – che naturalmente non anticipo – è criptica. Se però anche questo è un racconto allegorico, e ci deve far pensare a come, nella pandemia, noi tutti siamo in fondo eterodiretti, perché la nostra libertà individuale è fortemente limitata, qualche elemento di ansia ce la trasmette. E se in Francia ha venduto un milione di copie sarà perché ci consola pensare che forse, in realtà, i nostri disagi sono proprio solo un gioco.

 

 

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