SE I CRITICI NON LEGGONO
Ma li leggono, i libri, i critici?
Alle volte si ha la sensazione che ne parlino solo per sentito dire. Un caso
recente me lo fa sospettare. L’anno scorso è stato pubblicato, prima negli USA
e poi anche da noi, da Feltrinelli, un romanzo giovanile di Harper Lee, Va’, metti una sentinella. Un sequel del Buio oltre la siepe, che ha gli stessi personaggi e la stessa
ambientazione, pur essendo stato scritto prima. L’anziana scrittrice era
ricoverata in una casa di cura, dopo un ictus, e la stampa aveva avanzato
l’ipotesi che la pubblicazione fosse avvenuta a sua insaputa, o che
l’autorizzazione le fosse stata estorta da parenti interessati. Vero che il
libro non era mai stato pubblicato prima; e vero che si tratta di un’opera
diversa dal celebratissimo Buio. Ma quel
che aveva suscitato scalpore (e fatto pensare che la Lee avesse buoni motivi
per tenere il libro nel cassetto) era che nel sequel Atticus, l’indomito avvocato, difensore dei neri del Buio, ora anziano ed artritico, risultava
– a detta dei critici americani – un odioso razzista. Anche la critica italiana
si era prontamente schierata su questa linea, e
il nuovo libro era stato rapidamente archiviato come un errore di
gioventù che sarebbe stato meglio lasciare nel dimenticatoio.
Ora, qualche giorno fa Harper Lee è
morta, e i coccodrilli si sono concentrati sul presunto scandalo del nuovo
libro, e su quanto questo fosse distante dal nobile ed edificante Buio, ancora oggi diffusissimo e letto
nelle scuole americane come opera esemplare, per il modo in cui aveva parlato
dei pregiudizi del Sud statunitense e delle battaglie contro il razzismo e a
favore dei diritti degli afroamericani.
Andrebbe tutto bene se non fosse che,
a mio parere, non solo Va’, metti una
sentinella è un ottimo libro, scritto con la stessa freschezza del Buio, ma addirittura più interessante,
più complesso e letterariamente più significativo; e dire che Atticus vi figuri
come un odioso razzista è esagerato, per non dire del tutto inesatto.
Naturalmente può darsi che io mi sbagli, ma almeno una cosa va detta: tutti i
critici che ne hanno parlato, negli ampi necrologi che hanno pubblicato,
sembrano aver parlato di un altro libro; o, com’è probabile, si sono limitati a
prendere per buone le critiche uscite, al momento della pubblicazione, negli
USA. E il libro o non l’hanno letto, o l’hanno solo sfogliato.
In Va’…, infatti, Harper Lee racconta la vita di Maycomb, la stessa cittadina
dell’Alabama in cui è ambientato il Buio,
con gli occhi di una Scout (la protagonista di tutti e due i libri) cresciuta, che
frequenta l’università a New York. Tornata a casa per le vacanze si accorge per
la prima volta che suo padre, e gli altri personaggi della piccola comunità che
per lei erano dei combattenti senza macchia, e che aveva idealizzati, sono in
realtà costretti a tollerare, se non a condividere l’arretratezza dei
concittadini. L’idea che debbano accettare piccoli compromessi e fingere di non
scandalizzarsi per i pregiudizi diffusi, perché la vita di una comunità non
accetterebbe conflitti così drammatici da mettere in discussione la convivenza
civile, la mette in crisi. Aveva immaginato che per un ideale si dovessero
combattere battaglie senza quartiere, e invece scopre che, per cercare di
incrinare il razzismo dei concittadini, anche il nobile Atticus deve entrare in
contatto con loro, e cercare di lavorare dentro la comunità per cambiarne, nel
tempo, la mentalità arretrata.
Il libro è bello e complesso proprio
perché mostra come il massimalismo un po’ infantile di Scout si scontri con il
moderatismo dell’anziano padre; e come dopo l’intemperanza iniziale, e un
violento scontro, anche Scout non possa non capire che le posizioni
intransigenti sono legate a una visione immatura della politica e dei rapporti
umani, e che anche le lotte più giuste non possono eliminare le ingiustizie con
imposizioni improvvise, ma solo con il lento convincimento che porta alla
maturazione collettiva.
Nel Buio si respira un clima idilliaco, i bambini capiscono che un vicino
è diverso ma è buono, i cattivi si ammorbidiscono di fronte alle disarmante ingenuità
di Scout, e anche se la battaglia di
Atticus per difendere un nero ingiustamente accusato di violenza non viene
capita dalla maggioranza degli abitanti della cittadina di Maycomb, il suo
ruolo lo rende un eroe agli occhi dei figli. Qui, invece, le contraddizioni
inevitabili in ogni famiglia, e in ogni comunità, vengono descritte con
realismo, le cose non sono dipinte a tinte forti, non tutto è bene o male, ma
ci sono i contrasti, le sfumature, i conflitti intrinseci alle cose umane. Il Buio, in questo è sì un romanzo
edificante, ma anche semplificante. Va’,
metti una sentinella, è stato scritto prima, ma è un romanzo più maturo,
più difficile, e forse per questo meno capito e meno letto. Non sarebbe un
problema: accade che bei libri, ancorché letti con attenzione, non vengano
capiti. Ma se non vengono nemmeno letti, certo, è difficile che comunichino,
anche ai critici più illuminati, la complessa realtà di un’esperienza profonda delle
contraddizioni della vita.