SVEVO INDAGA
Non so cosa
darei per sapere come la prenderebbe, Svevo, a trovarsi protagonista dei ben
due libri, e per di più di taglio poliziesco, usciti a breve distanza tra loro,
negli ultimi mesi. Uno, LA MORTE DANZA IN
SALITA – Ettore Schmitz e il caso Bottecchia, di Alessandro Mezzena Lona,
edito da Simone Volpato, è un romanzo breve che ci fa trovare uno Svevo-Schmitz
già anziano, fumatore pentito recidivo, malato immaginario quanto Zeno, in
vacanza a Peonis, un paesino del Friuli, per fare moto, lavorare a un nuovo
romanzo, respirare aria buona, dimagrire un po’ e – a Dio piacendo – smettere
di fumare.
Non riuscirà in
nemmeno uno dei suoi intenti, ma in compenso troverà la soluzione al mistero
della morte, avvenuta sulle strade del luogo in situazioni non chiarite di
un ciclista, Ottavio Bottecchia, famoso
trionfatore del tour (vicenda
realmente accaduta). Servirà a poco,
perché i probabili assassini, protetti dalle bande fasciste che cominciano a
spadroneggiare nel paese, non saranno incriminati e anzi, forse, avranno un
ruolo anche nella morte dello stesso Svevo, dovuta effettivamente a un
misterioso incidente stradale avvenuto un anno dopo.
Ma le giornate
di Svevo, che sta godendo i primi, tardivi successi letterari, sono
inframezzate da molte birre, un piacevole ristorante del paesino carnico e le
chiacchierate con don Dante, il parroco, e Casseri, il capitano dei
carabinieri. Ed è il temperamento curioso di Svevo che fa emergere gli indizi,
e apre lo scenario dei segreti del luogo: la falsa pista di un contadino che
avrebbe lanciato un sasso contro il ciclista, le gelosie di un eroe della
grande guerra che ha sposato una ragazza troppo bella, la presenza di
bellimbusti del partito fascista che hanno amici potenti in città. E il
cittadino Schmitz, con il suo carattere bonario e la sua innata propensione a
occuparsi dei fatti che ha sotto gli occhi, è l’unico che riesce a suscitare la
confidenza che svelerà il mistero.
Un po’ più
defilato è il ruolo che ha Svevo nel romanzo di Deana Posru e Gianfranco
Sherwood, L’AVVENTURA SEGRETA – Quando
Italo Svevo chiese aiuto a Sherlock Holmes, MGS Press, perché i veri
protagonisti, qui, sono il mitico detective inglese e il suo aiutante-biografo
Watson. Svevo-Schmitz è a Londra su incarico della tirannica suocera, la proprietaria
della famosa ditta di vernici marine Veneziani, che lo ha spedito a trattare
l’apertura di una fabbrica in Inghilterra; qui si fa rubare per sbadataggine un
prezioso codice cifrato necessario per comunicare in segreto con la casa madre.
Per recuperarlo, si rivolge a Holmes. Ma il furto nasconde traffici e conflitti
internazionali complicatissimi, e l’azione del racconto quindi si sposta a
Trieste. Un giallo complesso, che si legge con gusto, e non ha niente da
invidiare alla scrittura (peraltro non eccelsa) di Conan Doyle.
Ma vedere
Holmes e Watson all’opera nella Trieste della belle époque, centro di traffici,
commerci spregiudicati, fermenti irredentistici e di ininterrotte trame
spionistiche di tutte le potenze europee
è uno spettacolo. La città è descritta con grande efficacia, e Holmes
naturalmente ci si ambienta benissimo, e trova subito il bandolo degli intrighi
che ci sono dietro la faccenda della ditta Veneziani. Pedinamenti, corse col
tram di Opcina, attentati, vari di navi, travestimenti, sequestri e fughe sono
la materia prima che gli autori maneggiano con disinvoltura. Il racconto tiene
e, come nel libro di Mezzena Lona, dietro l’invenzione c’è una ricerca rigorosa
che dà plausibilità alla storia.
E Svevo? Certo,
l’industriale-scrittore compare spesso, è disinvolto nel trovare un aiutante
per i detective, conosce bene la città; ma il fascino del suo personaggio, in
tutti i due libri, è che Svevo è rappresentato come la copia, l’alterego di
Zeno Cosini. Troppo facile, si potrebbe dire. Ma il fatto è che le
caratteristiche di Zeno sono in realtà connaturate alla maggior parte dei
triestini. Scarsa propensione al lavoro, temperamento superficiale, languida
tendenza a farsi trascinare da una bettola a un ristorante, a parlare
volentieri di tutto e a sparlare di tutti. Ecco, Svevo ci ha regalato un
personaggio emblematico, un archetipo ancora oggi attualissimo del
comportamento dei suoi concittadini. Un personaggio che, da solo, senza bisogno
di ripetere i contorni del protagonista della Coscienza, ci viene incontro come un vecchio amico, riempie le
pagine e rende immediatamente percepibile l’atmosfera insieme decadente e
vivacemente ventosa che Trieste ha ancora oggi.
Un’unica
differenza: oggi i triestini sono tutti salutisti, passano le loro giornate a
passeggiare, a fare sport, e a rosolarsi al sole sulla riviera di Barcola.
Difficile, ai giorni nostri, sarebbe trovare un ipocondriaco di tale fattura,
che non riesce a smettere di fumare.
Da "L'immaginazione"
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