AVERE BRAVI
MAESTRI
Si è un po’ sopita
la polemica suscitata da un provvedimento che potrebbe impedire a chi ha
soltanto il titolo di maturità magistrale di insegnare nelle scuole elementari.
Mi par di capire che gli interventi che si sono succeduti, sulla stampa e sugli
altri media, hanno visto prevalere l’opinione di chi ritiene che, per insegnare
ai bambini, sia necessaria una laurea. Le motivazioni sono diverse, ma emerge soprattutto
l’idea che oggi l’insegnamento sia un impegno molto più complesso del passato,
che siano necessari princìpi pedagogici scientifici, che solo una preparazione
universitaria può dare.
Devo dire che per
certi versi sono d’accordo: più si studia, meglio è. E questo non vale soltanto
per i maestri. Sono convinto che anche per chi si sente portato a mestieri che
non prevedono un impegno intellettuale, un corso di studi universitario può esser
utile. Maturare una cultura approfondita fa bene a tutti, e fa far meglio ogni
mestiere, da quello dell’idraulico a quello dell’insegnante. La preparazione, poi,
per chi deve occuparsi della formazione dei cittadini di domani, non può essere
né affrettata né superficiale. E’ vero.
I dubbi, invece,
mi vengono dal fatto che quelli ai quali dovrebbe essere interdetto l’accesso
ai ruoli siano maestri che già
insegnano, spesso anche da molto tempo. Credo che, per l’insegnamento
elementare, la pratica sia fondamentale, e una vocazione sia determinante. In
mancanza dell’una e dell’altra, secondo me, un titolo universitario non basta,
a fare un buon insegnante.
Ma il motivo per
cui sono portato a pensare che il provvedimento sia inopportuno è che la storia
ci ha insegnato che si può essere dei grandi educatori senza aver avuto titoli
di studio elevati. Non penso soltanto al maestro Perboni, o alla maestrina
dalla penna rossa del libro Cuore;
penso ad alcuni grandi, che magari poi hanno conquistato titoli importanti, ma
che dall’istituto magistrale venivano, e hanno lasciato tracce significative
nelle scuole dove hanno insegnato come nella cultura nazionale e internazionale.
Forse il nostro legislatore non lo sa, ma due grandi poeti come Zanzotto e
Bandini venivano dell’istituto magistrale, e hanno insegnato alle elementari. E
uno dei più grandi scrittori del Novecento, Leonardo Sciascia, era un maestro elementare.
Chi non vorrebbe aver avuto un tale maestro, nella scuola, indipendentemente dal
titolo di studio?
Sarebbe opportuno
riflettere su quanto, nella formazione della scuola primaria, dipende dalla
formazione avuta e quanto dalle capacità dei singoli. L’intelligenza, la sensibilità,
l’intuizione necessari a lavorare con i bambini, non sono qualità equamente
distribuite tra gli esser umani. C’è chi ne ha molte, chi niente. Gli studi
fatti c’entrano poco. Ai bambini non bisogna insegnare materie astruse, nozioni
molto complesse, tecniche raffinate. Bisogna insegnare ad apprendere e ad avere
a che fare con i libri, dove c’è tutto quello che serve. Un bravo maestro è uno
che sa far incontrare i bambini con la cultura. Chi, indipendentemente dagli studi
fatti, non lo sa fare, un bravo maestro non lo sarà mai.
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